Filande, filandine e  filandere

Concerto di canzoni lombarde di filanda

Rosa delle Voci:

Francesca Biava, Sonia Buoli, Roberta Locatelli, Laura Rottigni, Mirella Valota, Giuliana Verzeroli

 Fisarmonica: Gigi Zonca

Flauto: Giovanni Bertocchi

Percussioni: Raffaele Di Gioia (Enrico Brugali, Angelo Tasca)

Chitarra e arrangiamenti: Gianpietro Bacis

La filanda della Rasica di Osio Sopra, ha segnato profondamnte la vita della gente di tutta la zona, a partire dalla metà del 1800 fino alla fine degli anni ’60.

Ha conosciuto il suo periodo di massima occupazione a partire dalla fine del 1800 con la proprietà di certo Gugliemo Scröder, proprietà ceduta, allo scoppio della 1° guerra mondiale, al conte Orsi Mangelli e prese il nome di SAOM, Società Anonima Orsi Mangelli. Lo stesso proprietario possedeva già da tempo un’altra filanda a Forlì: la OMSA (Orsi Mangelli Società Anonima) attiva e prospera a tutt'oggi.

In quel periodo tutte le ragazze del paese erano impegnate nella filanda per almeno sei o sette mesi; mentre, dalla metà del mese di Aprile fino alla metà di Giugno, in tutte le case della zona veniva allevato il baco da seta,  impegnando in questa attività tutti i membri della famiglia contadina.

In omaggio a questo mondo e per non disperdere il ricco patrimonio di tradizione orale sull’argomento, abbiamo raccolto in un libretto una serie di canzoni diffuse in bergamasca e, più in generale, in tutta la Lombardia, legate alla filanda e all’allevamento del baco da seta. Le canzoni diventano inevitabilmente il pretesto per parlare della civiltà contadina, fissare storie, filastrocche conte e racconti della stalla e descrivere, nel dettaglio, le attività legate alla gelsi-bachicoltura e alla trattura e filatura dei bozzoli nella filanda della Rasica, alla quale è dedicato un intero capitolo.  

Nella seconda parte di questo progetto, abbiamo prodotto un concerto di canzoni dal titolo: Filande, filandine e filandere.

Durante il concerto vengono proposte alcune delle canzoni raccolte, intercalate da proiezione di diapositive e brevi spunti in grado di favorire la comprensione dei brani in programma che spesso citano termini tecnici specifici dell'allevamento dei bachi e del lavoro in filanda.

Per una durata complessiva di 80 minuti, si alternano quattro voci femminile affiancate da chitarra, fisarmonica, flauto e percussioni che accompagnano lo spettatore alla scoperta o alla riscoperta di quel mondo.

L’epopea delle filande coincide con un periodo fondamentale della nostra storia, periodo che ha avuto il gravoso compito di traghettare la provincia lombarda, e non solo, dalla dimensione contadina a quella preindustriale e industriale del 1900, coinvolgendola in una trasformazione epocale che ha visto le donne, fino allora relegate ai lavori di massaie fra le mura domestiche, affacciarsi sulla scena sociale e lavorativa. Questa la ragione per cui le storie e le atmosfere raccontate dalle canzoni in programma rimangono a tutt’oggi profondamente scolpite nell’immaginario collettivo.

Per scaricare la copia integrale dell'opuscolo con testi, note e partiture, contattare info@asscolombera.it

 

 

Gruppi di filatrici della filanda "La Rasica"
all'inizio del 1900 - Osio Sopra (BG)

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Altre immagini della Filanda

dal catalogo Orsi-Mangelli

 

     

 

  

 

     

Recensione
L'ECO DI BERGAMO
18 Novembre 2006



Abbiamo segnalato il progetto a Fabrizio Poggi che ci ha gentilmente risposto:

 

Gentile Gian Pietro ... Complimenti per il prezioso lavoro che state svolgendo. Ho visitato il sito e ascoltato la canzone in MP3. Davvero bella e commovente. Estendi per favore i miei complimenti a tutti i componenti il gruppo. Ancora bravi! Con reciproca ed armonica stima.  

Fabrizio Poggi (Turututela)



Copertina della rivista
Folk Bulletin
n. 236 anno XIX


Date:

 

2006   Domenica 3 Dicembre ore 16,00 - Ex Bagno Tintura Filanda Rasica - Osio Sopra (BG)

 

2007   Sabato 17 Marzo 2007 ore 20,40 - Sala Consiliare - Spirano (BG)

          Martedì 14 Agosto ore 21,00 - Piazzetta Colombera - Osio Sopra (BG)

          Venerdì 14 Settembre ore 21,00 - Piazza Municipio - Boltiere (BG)

          Domenica 16 Dicembre ore 15,00 - Centro Ricreativo Valtesse - Via P. Ruggeri, 34 - Bergamo Valtesse

 

2008   Domenica 20 Aprile ore 17,00 - Rassegna 'Ndem a cantà - Sede compagnia Gli Zanni - Via Simone Elia 2, Ranica (Bg)

          http://www.glizanni.it/zanni1.pdf http://www.glizanni.it 

          Domenica 7 Settembre ore 18,00 - ISOLAFOLK Suisio (Bg) - Stall del Nano

          Domenica 12 Ottobre ore 16,00 - Costa di Mezzate - Festa contadina

 

2009   Domenica 6 Settembre ore 20,30 - ISOLAFOLK XIX edizione Suisio (Bg) - Stall del Damì - http://www.isolafolk.it

 

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Album Fotografico partecipazione a Isola Folk 2009

         

Domenica 24 Dicembre ore 15,30 - Ranzanico al lago (BG) - Oratorio S. Bernardino

 

2010    Sabato 25 Settembre ore 20,45 - Canonica d'Adda (BG) - Centro diurno Anziani - Via Locatelli, 34

 

2011    Domenica 13 Novembre ore 18,00 – S. Paolo D’argon – Ex Filatoio Via Giovanni XXIII

           Sabato 10 Dicembre ore 22,00 – Terra e Madre Day – Al Vecchio Tagliere – ZANICA, Via Libertà 86


2013    Domenica 24 Marzo ore 17,00 - Ranica (BG) - Centro Culturale - Rassegna 'Ndem a cantà
           Domenica 16 Giugno ore 16,00 - Osio Sotto (BG) - OSIOFOLK 2013 - XIII Edizione

2014    Martedì 12 Agosto ore 21,00 - Osio Sopra (BG) - Stal del Cìrcol Via XXV Aprile
                Il concerto è stato rinviato, causa maltempo a Lunedì 18 Agosto
                Alle canzoni di filanda sono state aggiunte alcune canzoni di "Moretti, maritate e carrettieri"


2015    Giovedì 16 Luglio ore 21,00 - Presezzo (BG) - Slargo ex filanda Merloni-Steiner Via Vittorio Veneto


Per contatti e informazioni 

oppure telefonare ai referenti organizzativi

Mirella Valota, tel. 338 7488945

Gianpietro Bacis tel. 035 501029


   LE CANZONI IN SCALETTA


La mia morosa cara la fa la filandera

Mamma mia mi sun stüfa

Cata la foia

El Cristè

Ala matin bonora

La nostra società l'è la filanda

E mi sun chi in filanda (biondinella)

Povre filandere      

Ala Rèsga

Oh mamma mia tegnimm a

Quando sento il primo fischio

Facch su la croce

Va in filanda laùra bén    

Laurina la filanda

E' ou nào è (La filanda)

Sun maridada prèst

E lée la va 'n filanda

Andava alla filanda a lavorare

Le foto del concerto del 14 Agosto 2007

in piazzetta Colombera a Osio Sopra

organizzato in collaborazione con AVIS e Amministrzione Comunale

 

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Concerto del 3 Dicembre 2006

ex-bagno tintura delle filanda della Rasica

a Osio Sopra


   


Alcune foto scattate a Presezzo nel 2015


L'Assessore alla cultura   Sonia Buoli

 

gruppo


sinistra   destra




Alcune registrazioni


Póvre filandére


1910 la parlamentare tedesca Clara Zetkin (1857-1933), alla Assemblea della Seconda Internazionale di Copenhagen, propose ed ottenne di dichiarare l’8 marzo "Giornata internazionale della Donna".

Clara ZetkinIl fatto drammatico, destinato a segnare la storia del lavoro femminile avvenne però l’anno successivo, esattamente alle ore 17 di Sabato 25 Marzo del 1911, alla Triangle Shirtweist Company una ditta tessile di NewYork, quando al sesto piano dell’edificio scoppiò un violento incendio che si propagò immediatamente ai piani superiori.

Al nono piano lavoravano le ragazze irregolari, perlopiù italiane ed ebree, senza permesso di soggiorno e le ragazze americane di età inferiore ai 12 anni, senza il libretto di lavoro. Dopo l'ingresso delle ragazze le porte del nono piano venivano chiuse a chiave dai proprietari perché le irregolari non venissero scoperte durante eventuali ispezioni: a porte chiuse le ragazze rimasero imprigionate fra le fiamme senza via di scampo.

L’emozione e lo sdegno furono enormi in tutto il mondo e più di 100.000 persone, una folla enorme per quel tempo in cui gli spostamenti non erano così agevoli, parteciparono ai funerali, accompagnando in silenzio le 146 bare delle filandere della Shirtweist nel cuore di Manhattan.

In onore di queste ragazze tragicamente scomparse abbiamo pensato a "Povere filandere" come ad una ninna nanna per una "Buona notte"



Osio Sopra, 14 Agosto 2007


"Povre filandére"



Và in filanda laùra bén


Un altro tema frequentissimo testimoniato in tutte le filande era quello delle percosse.

Esistono parecchi documenti di parroci e sindaci inviati ai prefetti del tempo perchè intervenissero d'autorità in difesa delle ragazze.

Numerose testimonianze sono state raccolte solo in tempi recenti. Il problema è che molto spesso le ragazze non lo raccontavano in famiglia per paura di prenderle anche dai genitori.

Le più tartassate erano le “foreste”, ragazze che lavoravano in filande lontano dalle loro famiglie e facevano ritorno a casa soltanto per il fine settimana.

Dormivano in un locale, la foresteria, appositamente allestito all’interno della filanda pagando un vitto giornaliero e ricevendo due pani alla mattina, polenta e companatico a mezzogiorno e, alla sera, una fondina di minestra.

Faceva loro visita alla sera il parroco per il rosario.

Diverse versioni sono state raccolte di questa canzone lungo tutto il corso del fiume Adda, ricchissimo di filande.


Ascolta o scarica il file mp3 (3.55 Mb) " in filanda, laùra bén"




Ala matìn bonora

"Ala matìn bonora si sente söpelàr".

Söpelàr è il rumore tipico degli zoccoli, in bergamasco "sàcoi" o "söpèi". Le filandere portavano gli zoccoli perchè era la calzatura più economica ma, probabilmente, anche la più salutare in quanto, dovendo lavorarare su pavimenti costantemente bagnati, il legno assicurava un ottimo isolamento. 

 


Osio Sopra, 14 Agosto 2007

A la matin bonora
































La mia morosa cara la fa la filandera

 

La mia morosa cara (1)
la fa la filandera
la turna a la séra
col scossarìn bagnà

 

Col scossarìn bagnato

la si sugava gli òchi

vedè sti giovinoti

vederli andà soldà

 

            Vederli andà soldato

            vederli andà ala guerra

            vedèi cascà per terra

            che pena ohi che dolòr

(1) Canzone antimilitarista inserita nel programma quale testimonianza della grande diffusione del lavoro di filanda a cavallo fra il 1800 e il 1900. Ne esiste una verione, raccolta nel bergamasco (Cologno al Serio)  ancora più esplicita nel rifiuto della guerre: Piötòst che fà 'l soldato - fó l'assassin di strada - la prima s-ciopetada la mi à tradito il cuor.


 

Mamma mia mi sun stüfa

 

Mama mia, mi sun stüfa
oi de la filerina
'l cal e ‘l póch a la matina
el pruvìn (1) du völt al dì

 

Mama mia, mi sun stüfa
tüt el dì a 'ndà l'aspa
voglio andare in Bergamasca
Bergamasca a lavoràr

 

El mesté de la filanda
lel mesté degli asasini
poverette quelle figlie
che son dentro a lavorar

 

Siam trattate come cani
come cani alla catena
non è questa la maniera
ohi di farci lavoràr

 

Tücc me disen che sun nera
e l'è el fümm de la caldéra
il mio amor me lo diceva
de no quel brüt mesté

 

Tücc me disen che sun gialda
l'è ‘l filùr de la filanda
quando poi sarò in campagna
miei colori ritornerà

 

(1) Il Cal e il Poch erano prove sulla quantità del filato prodotto. In particolare il Cal si verificava quando la filandera aveva prodotto poco filato rispetto allo scarto accumulato; il Poch invece, pur rispettando la proporzione fra filato e scarto, la produzione oraria della filandera era al di sotto del minimo consentito. Il Pruvìn era la prova di qualità del filato: dopo un certo numero di prove positive, la filandera veniva promossa a Maestra o Mistra. Tutte le prove venivano effettuate sotto lo sguardo vigile del Direttore e dell'Assistente, la "sistènta".

 

Càta la föia

Paisàn càta la föia, paisàn càtan püsé

Che l’è un afari d’or avech i cavalée

 

Càta la föia, càtan asé
ìnn da la prima i cavalée
la ghe vör vérda mìnga bagnàda
pòrtan a öna s'gerlàda

 

Càta la föia, càtan püsé
ìnn d’la segùnda i cavalée

Càtala fresca e prega Saiòpp (1)

te ghavré minga gialdùn e falopp (2)

 

Càta la föia, càtan püsé
ìnn de la terza i cavalée

marìncrössiàt in murunéra

te ghe de ‘nnag matina e sera

 

Càta la föia, càtan püsé
inn de la quarta i cavalée

quan ìnn de quarta dà buna vöia
cinq volt al dì ghe vör la föia


Ma quànnaran al bósch a la seda
alùra tüt la sarà induràda
o quàntu fadigà però, misé (3)
a vént tüt i galèt quantì danée


Va innanz catà la föia, va innanz càtan pusé
ca l’è un afàri d’ór avèch i càvalée

 

(1) Saiòpp: San Giobbe, protettore degli allevatori dei bachi da seta.

(2) Gialdùn e falopp: Gialdùn erano i bachi con la malattia detta del "giallume"; le faloppe, o faloppie, erano i bozzoli mal riusciti. Non potevano essere venduti ma, secondo la consuetudine, venivano regalati alle suore che con pazienza riuscivano a ricavarne un po' di seta da vendere.

(3) Misé: Messere, il capofamiglia. Passato nella tradizioe anche come "suocero" in quanto il termine Misé veniva utilizzato soprattutto dalle nuore.

 

El Cristè

 

O donn sèm chi a cantàl Cristé (1)
de fa ‘ndà bén i cavalée
se me darì un quai uvètt
faremndà bén i vost  galètt
se me darì un palancùn
faremndà bén anca i marciùn

 

O feri flagelli che al mio buon Signore
le carni straziate con tanto dolore
non date più pene al caro mio bene
non più tormentate l’amato Gesù
ferite quest’alma che causa ne fu

 

O donn sèm chi a cantàl Cristé
de fa ‘ndà bén i cavalée
se me darì un quai uvètt
faremndà bén i vost  galètt
se me darì un palancùn
faremndà bén anca i marciùn

 

(1) Secondo il rito detto del "Cristé" i ragazzi del paese, vestiti da chierichetti giravano per i cortili e per le cascine con una croce, entravano nelle stanze destinate all'allevamento dei bachi e, battendo la croce sotto il soffitto, intercalavano strofe di questua con strofe sacre sulla passione del Cristo.

 

Ala matin bonora

 

Ala matin bonora
si sente söpelàr (1)
saranno le filére lerà
che vanno a lavoràr

 

O giovinotti cari
se vulì fare l'amor
andì dalle filére lerà
non sté a vardaga le màn 

 

Non sté a vardaga le mani
non sté a vardaga i culùr
lel fömm de la caldéra lerà
i diss che el ghè fa mal

 

(1) Söpelar, rumore tipico degli zoccoli, in bergamasco "Sàcoi" o "Söpèi". Le filandere utilizzavano gli zoccoli sia perchè erano le calzature più economiche, ma, dovendo lavorare su pavimenti costantemente bagnati, il legno assicurava un ottimo isolamento.

 

La nostra società l’è la filanda

 

La nostra società l'è la filanda
quaranta lazarùn chi me comanda
se gh’è de la sistènta forastiéra
la manderemo in galera

 

Gh'el diserémo, gh'el diserémo
al direttùr
che la sistènta la ‘n và di basso
a fare l'amór

 

La ‘n và di basso la ‘n va di basso
a punta di
ma per vedere ma per vedere
se ‘l gh'è 'l diretùr

 

La 'n vör i sigari, la 'n vör i soldi
la 'n vör i sigari e de fa 'l café (1)

Biondina carina

non sei più per me

 

La nostra società l'è la filanda
quaranta lazarùn che me comanda
se gh’è de la sistènta forastiéra
la manderemo in galera

 

(1) Erano i "regali" che venivano richiesti alle filandere per ingraziarsi le Assistenti.

 

E mi sun chi in filanda

 

E mi sun chi in filanda
spèti che 'l vègna séra
che 'l murùs él vègna
 a scompagnarmi a

 

Accompagnarmi a casa
accompagnarmi a letto
farem quel  sonnelletto
quel sonnelletto d’amor

 

Bionda bella bionda
o biondinella d'amor

e mi con la barchetta
e tu col timonello (1)
ndarém pian pian, bel bello
in sulla riva del mar

 

Bionda bella bionda
o biondinella d'amor

 

(1) Il richiamo ai registri erotico-sessuali è molto frequente in tutta la canzone popolare. Non fanno eccezione le canzoni di filanda.

 

Póvre filandére

 

Póvre filandére
no gh'avrì mai bén
dormerì 'n la pàia
creperì ‘n del fén

  

Dormerì 'n la pàia
creperì ‘n del fén
póvre filandére
no gh'avrì mai bén

  

Suna la campanèla
ghgna ciàr gna scür
póvre filandére
i pica 'l ‘n del mür

 

Povre filandere

gh'è gna ciàr gna scür

suna la campanèla
i pica 'l ‘n del mür

 

A la Rèsga

(GianPietro Bacis) 

 

In filanda,n a la Rèsga (1)

diretùr con le scarpe bianche

ma 'npóche di palanche

töte i aàrie che i se dà

 

In filanda,n a la Rèsga

direttore con la giachèta

ma dà mia chèl che ma spèta

óhi che ràbia che mi

 

In filanda,n a la Rèsga

ghè riàt öna nöa sistènta

töte i bale che la ‘nvènta

la sistènta via di qua

 

A la Rèsga de Üs Sùra

sciùr padrù col folarì

filandére  a fà ‘ndà l’aspa

l' va ‘n gir col calessì

 

L’è ‘ndàcc de la Sèlva

l’è riàt de la Cavra

la fàcc la murùsa al Cassinèt (2)

l vülìa fa marènda

de fò del basgiòt

 e le gha n’à dàcc ün maseròt

 

Per fàs perdunà

a l’urare de séna

l'l vulìa portàla al Miranghèt

ma töt de là

de la Pradelada

i è dré a dequà co la tila serada

 

Gnamò contét

tra ‘l ciàr e ‘l fósc

i à menada zó ‘n del bosc

ma le la usàa:

“Ohi Mama curì

l’è scapàt col calessì

 

Matina via dré

la sciura contessa

‘ntat che l’è a spass col cagnasì

con sua gran sorpresa ...

despùss dela sésa ...

la gh’à troàt ol folarì

 

L’è ‘ndàcc de la Sèlva

l’è riàt de la Cavra

la fàcc la murùsa al Cassinèt

l' vulìa fa marènda

de fò del basgiòt

 e le gha n’à dàcc ün maseròt

 

(1) A Osio Sopra esiste, a tutt'oggi la filanda della "Rasica" ex SAOM, Società Anonima Orsi Mangelli, consorella della più famosa OMSA, Orsi Mangelli Società Anonima di Forlì.

(2) Selva, Cavra, Casinèt, Pradelada e Miranghèt: cascine e zone di Osio Sopra. 

 

O mamma mia, tegnimm a

 

O mamma mia tegnìm a
o mamma mia tegnìm a
o mamma mia tegnìm a
che mi 'n filanda
mi 'n filanda mi vöi piö 'ndà

 

Me dör i me dör i man
e la filanda l'è di vilàn

 

L'è di vilàn per laurà
e mi 'n filanda mi vöi piö 'ndà

 

Ghgiò 'l sentón ferma 'l rudón (1)
e la filanda l'è la presón

 

L’è la presun di presuné

E mi in filanda sun stüfa asé

 

(1) Sentòn e rudòn: Cinghia di trasmissione del movimento sulla grande ruota motrice di tutta la filanda.

 

Quando sento il primo fischio

 

Quando sento il primo fischio
il mio cuore comincia a tremàr
e se sbaglio una sola volta
e se sbaglio una sola volta

 

quando sento il primo fischio
il mio sangue comincia a tremàr
e se sbaglio una sola volta
la multa mi tocca pagàr

 

E la multa che noi paghiamo
l'è la mancia dei direttor
loro 'n fùman le sigarette
sempre ai spall dei lavorator

 

Fach sü la croce

 

Fach sü la croce
sü quel portone
che in filandóne
vöi andàgh

Fach sü la croce
sü quel fornèllo
che l’ann novèllo
vöi andàgh

 

Fach sü la croce
na croce granda
che mi in filanda
vöi andàgh

 

Va in filanda laura bén

 

Va in filànda laùra bén
che la sistènta che la sistènta
va in filànda laùra bén
che la sistènta la vuòr bén


La vuòr bén fino a un cèrto sègn
e poi dopo la ciapa ‘l lègn
la vuol bén fino a un cèrto sègn
e poi dopo la ciàpa ‘l lègn


La ciàpal lègn me la dà süi spàll
óhi a e òhi a
la ciàpa ‘l lègn me la dà süi spàll
óhi a che la fa màl

Laurina la filanda

 

Laurina la filanda
la si sènt dei gran dolori
la ghè diss al diretore
di lassarla andare a
  

Laurina entra in casa
la si getta sopra il letto
con le mani giunte al petto
dei dulùr che lée la
  

Torna a casa la sua mamma
cosa gh
'ét o Laurina
sentis che a me vesìna

diró la verità
  

Tücc i diss che 'na fiöla

No, no, no son maridada

la vera inargentada

Me l’ha data il diretùr

 

Non è stato il muratore
ma l'è stato il diretore
diretùr de la filanda
m'à tradìi questo mio cuor
  

Fiöle belle fiöle care
ai diretùr non stè a badaghe
i-è balòss prima riga
di tradir la gioventù

 

i-è balòss prima riga
di tradire la gioventù

 

 

E’ ou nao è (La Filanda)
(Amalia Rodrigues, Alberto Janes)

E' ou nao è que o trabalho dignifica
E assim que nos esplica o rifao que nunca falha
E' ou nao è que disto toda a verdade
e que so por dignidade no mundo ninguem trabalha

E' ou nao è que o povo nos dis que nao
que o nariz nao e feicao seja grande ou delicado
no meio de cara tem por forca que se ver
mesmo a quem nao o meter onde nao e chamado

E' ou nao è que un velho que a rua saia
pensa ao ver a mini-saia este mundo esta perdido
mas se voltasse agora a ser rapazote
acharia que o saiote e muitissimo comprido

E' ou nao è bondoca a humanidade
todos sabem que a bondade e que faz ganhar a ceu
mas a verdade nua sem salamaleque
que tive de aprender e que ai, de mim se nao for eu

Digam la se e assim
ou nao è
ai nao nao è 
ai nao nao è

Digam la se è assim 
ou nao è 
ai nao nao è 
Pois è 

 

Sun maridada prèst

 

Sun maridada prèst per andà in filanda
e adèss che g’ó ‘l mari l’è che ‘l me cumanda
ciumbalerì lerà l’è un bel moretto
ciumbalerì lerà e a me mi piace
ciumbalerì lerà mi dà i suoi baci
ciumbalerì lerà i baci dell’amor


Sun maridada prèst per non mangià pulènta
e adèss che g’ó ‘l marì l’è che ‘l me cuntènta
ciumbalerì lerà

 

Sun maridada prèst per fürtüna
e adèss che g’ó ‘l marì g’ó tri fiöö gió in de la cüna
ciumbalerì lerà ...

 

Sun maridada prèst per mangià lüganigh
e adèss che g’ó ‘l marì l’è che ‘l me dà ‘l manich
ciumbalerì lerà

 

            Sun maridada prèst per mangia spinassa

            e adèss che g’ó ‘l marì l’è che ‘l me ripassa

            ciumbalerì lerà

 

E lée la va in filanda

 

E lée la va in filanda
lavoràr lavoràr lavoràr

e lée la va in filanda
lavoràr col suo bel morettìn


E lée la va in stanzètta
sü ‘el lètt sü 'l lètt sü 'l lètt
e lée la va in stanzètta
sü 'l lètt col suo bel morettìn


E lée la va in cantina
cavà 'l vin cavà 'l vin cavà 'l vin
e lée la va in cantina
cavà 'l vin coll suo bel morettìn

 

E lée la va in soffitta

calcà i mòi calcà i mòi calcà i mòi

e lée la va in soffitta

clacà i mòi col suo bel morettìn

O morettino mio
morirai morirai morirai
o morettino mio
morirai con le pene nel cuor

 

Andava alla filanda a lavorare

 

Andava alla filanda a lavorare
per guadagnarsi il pane col sudore
l’ho vista ieri sera a far l’amore
in compagnia dei marinàr

 

La gh’à la bicicletta lunga e strèta
ghe passa l’urtulàn con la carèta
l’ho vista ieri sera andà in barchèta
in compagnia dei marinàr

Quando ti vedo te

Il paradiso mi par di vedér

Quando ti vedo là

In mezo al mare mi par di volàr


Aveva gli occhi neri neri neri
la faccia di un bambino appena nato
l’ho vista ieri sera e l’ho baciata
in compagnia dei marinàr

 

Quando ti vedo te

Il paradiso mi par di vedér

Quando ti vedo là

In mezo al mare mi par di volàr

 


Tutti i brani appartengono alla tradizione popolare tranne i seguenti:

    Ala Resga con parole e musica di GianPietro Bacis

    E' ou nào è con parole di Amalia Rodrigues e musica di Alberto Janes

Arrangiamenti originali di GianPietro Bacis.